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Dante, basandosi sull’insegnamento dei filosofi greci trasmesso dagli astronomi arabi, disponeva della conoscenza cosmologica appropriata a una persona colta del suo tempo.
Nella Commedia, però, egli si trova nella necessità di innestare gli elementi specifici della cosmologia cristiana in quella delle sfere cristalline della tradizione greca. Si trattava di conciliare un mondo meccanico nel quale le rotazioni dei cieli avvengono essenzialmente senza ragione con un mondo nel quale tutto è determinato dalla distanza, sia fisica che ideologica, dal Creatore.
Dante si è trovato quindi a concepire una realtà nella quale lo spazio è costituito, oltre che dalle tre coordinate usuali (alto-basso, avanti-dietro, destra-sinistra), dalla nuova coordinata “ virtù”, cioè la distanza dal Creatore.
Esamino quindi il singolare parallelismo fra il cosmo concepito da Dante e quello einsteiniano che si rivela attraverso il semplice cambiamento fra coordinata “virtù” e coordinata “tempo”.