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Description
La prematura morte di Enrico Fermi (1954) lo stroncò nel pieno dell'attività e all'apice della fama, non solo in Occidente: se era noto in tutto il mondo per i suoi risultati, vi sono tuttavia alcuni interessanti e trascurati aspetti della ricezione della sua figura di scienziato al di là della Cortina di Ferro. Grande promotore della conoscenza della vita e delle opere di Fermi in Unione Sovietica fu, come prevedibile, il suo allievo lì emigrato nel 1950, Bruno Pontecorvo. Ciò tuttavia non si limitò ad essere un'operazione meramente "informativa" o, a livello scientifico, celebrativa. Oltre a scrivere un memoriale all'indomani della morte del maestro, Pontecorvo curò poi personalmente l'edizione russa (1971) dei "Collected Papers" di Fermi, aggiungendo le proprie considerazioni ai commentari già presenti dopo ogni articolo, oltre che redigendo la cospicua introduzione. Oggi questo può sembrare una pratica comune, ma non bisogna trascurare l'eccezionalità e l'impatto di quella operazione editoriale, resa in parte possibile dalla relativamente giovane età di Fermi al momento della sua scomparsa e dalla partecipazione di vari allievi e collaboratori ancora in vita e attivi. Grazie a Pontecorvo, questo esempio si diffuse anche in Unione Sovietica. Prima ancora, inoltre, sempre su sua spinta, vennero presto (1959) tradotte in russo le memorie di Laura Fermi; a testimonianza dell'onestà e della devozione dell'allievo, venne mantenuto integralmente anche il capitolo in cui si parlava con toni piuttosto duri della scelta di Pontecorvo. Questa operazione di riflessione sulla figura del maestro non fu un semplice omaggio, ma anche un'occasione di riflessione per così dire metodologica; aspetto che, a testimonianza della risonanza avuta dal personaggio anche in quel contesto e al di là di specifici risultati, ricorre curiosamente in alcuni parallelismi tra Fermi e Zel'dovich, riscontrabili in una raccolta di reminiscenze su quest'ultimo.