Annibale de Gasparis Workshop

Europe/Rome
Osservatorio Astronomico di Capodimonte

Osservatorio Astronomico di Capodimonte

salita Moiariello 16, 80131 Napoli
Description

Annibale De Gasparis workshop

La leadership italiana nello studio degli oggetti minori del Sistema Solare dall'inizio dell'Ottocento fino alle più recenti e future missioni spaziali.

INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte e Università degli Studi di Napoli "Parthenope" celebrano il bicentenario della nascita di Annibale de Gasparis, astronomo, matematico e Senatore italiano.

Nato il 9 novembre 1819, lo stesso anno in cui l'Osservatorio di Napoli entrava in funzione a Capodimonte, de Gasparis dedicò tutta la sua vita allo studio del sistema solare scoprendo tra il 1849 e il 1865 nove asteroidi: Hygiea, Parthenope, Egeria, Eunomia, Psyche, Massalia, Themi, Ausonia e Beatrice.

Le scoperte e gli studi di meccanica celeste gli valsero grandi riconoscimenti in ambito italiano e internazionale: dalla medaglia d'oro della Royal Astronomical Society al Prix d'Astronomie dell'Académie des Sciences di Parigi alla nomina a Senatore del Regno d'Italia.

De Gasparis fu uno scienziato di grande spessore nazionale e internazionale nello studio dei corpi minori del Sistema Solare. Benché fosse un meccanico celeste puro, intuì che «lo esame de’ spettri delle comete» realizzati da Donati nel 1864, avrebbero aperto un vasto campo di ricerche dal quale «la scienza ne trarrà non pochi vantaggi» e durante la sua direzione della specola di Napoli, rinnovò la dotazione strumentale dell'istituto e allargò gli orizzonti scientifici verso le osservazioni magnetiche oltre a quelle meteorologiche.

Nel 1919, a cento anni dalla nascita di Annibale de Gasparis, l’ammiraglio Pasquale Leonardi Cattolica sollecitò il governo e gli enti locali affinché venisse istituito a Napoli un Istituto superiore navale, ovvero l’odierna Università “Parthenope”. L'Ateneo napoletano ha da sempre collaborato con l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte in importanti attività di ricerca per lo studio delle polveri cometarie e per la progettazione di strumenti scientifici come IPM per la sonda Giotto e GIADA per la recente missione Rosetta.

A Napoli, la tradizione scientifica di Annibale de Gasparis continua a essere un campo di ricerca di primo piano sia per quel che riguarda le osservazioni astronomiche dei corpi minori del Sistema Solare, sia per l’importante contributo tecnologico allo sviluppo di strumentazione per le missioni spaziali dirette verso pianeti, comete e asteroidi.

Il workshop approfondirà i temi di natura storica e scientifica sul ruolo svolto dagli astronomi italiani nello studio dei corpi minori del Sistema Solare:

  • dagli asteroidi scoperti in Italia da Piazzi, De Gasparis, Tempel e Cerulli alle moderne missioni spaziali verso comete, asteroidi, satelliti e pianeti nani;
  • dalle osservazioni delle comete scoperte da Cassini, Montanari, Schiaparelli e Donati ai fondamentali risultati scientifici raggiunti dalle moderne missioni dell’ESA e della NASA.

Poster - ADGW - 2019

con il patrocinio di

Regione Campania - Comune di Napoli - SISFA - OAC200 - INAF20 - IAU100

con la sponsorizzazione di 

Ocone

Participants
  • Agnese Mandrino
  • Alan Ruggeri
  • Alessandra Migliorini
  • Alessandra Rotundi
  • Alice Piccirillo
  • Andrea Longobardo
  • Antonella Gasperini
  • Carmen Porto
  • Daniele Galli
  • Elena Martellato
  • Emilia Olostro Cirella
  • Enrico Cascone
  • Ernesto Guido
  • Ettore Perozzi
  • Fabio Cozzolino
  • Fabrizio Bònoli
  • Federico Tosi
  • Filomena Chiara Cimmino
  • Francesca Esposito
  • Gabriele Franzese
  • Gaetano Valentini
  • Giampaolo Ferraioli
  • Gino Civita
  • Giorgio Budillon
  • Giovanni Valsecchi
  • Giuseppe Mongelluzzo
  • Ileana Chinnici
  • Ivano Bertini
  • Laura Inno
  • Luisa Schiavone
  • Marcella Marconi
  • Marco Fulle
  • Maria Cristina De Sanctis
  • Maria Elisabetta Palumbo
  • Maria Teresa Capria
  • Massimo Della Valle
  • Mauro Gargano
  • Michelangelo Formisano
  • Nella Ferrigno
  • Paolo Palma
  • Salvatore Esposito
  • Simone Bianchi
  • Simone De Angelis
  • Simone Silvestro
  • Valeria Zanini
  • Vincenzo Della Corte
  • Vito Mennella
  • Zélia Dionnet
  • Thursday, November 7
    • Registrazione
    • Saluti istituzionali
      • 1
        Saluti Istituzionali
        Speaker: Dr Marcella Marconi (INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte)
        • a) esposito
      • 2
        Saluti Istituzionali
        Speaker: Prof. Giorgio Giorgio Budillon (Università degli Studi di Napoli "Parthenope")
      • 3
        Saluti Istituzionali
        Speaker: Prof. Salvatore Esposito (Società Italiana degli Storici della Fisica e dell'Astronomia)
      • 4
        Saluti Istituzionali
        Speaker: Prof. Alessandra Rotundi (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)
    • Asteroidi

      Presiede: Maria Teresa Capria

      Convener: Dr Maria Teresa Capria (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 5
        Annibale de Gasparis, una vita a misurare il cielo

        Il 9 novembre 1819 nasceva Annibale de Gasparis, matematico e astronomo abruzzese, direttore dell'Osservatorio di Capodimonte e senatore del Regno d’Italia. Tra il 1849 e il 1865 scoprì 9 asteroidi: Hygiea, Parthenope, Egeria, Eunomia, Psyche, Massalia, Themis, Ausonia e Beatrix, legando per sempre la città della sirena Partenope al cielo stellato. Inoltre le sue scoperte gli valsero grandi riconoscimenti, in Italia e nel resto del mondo, sia per le sue tecniche osservative sia per i contributi teorici nei calcoli orbitali.
        Per ripercorrere la biografia di Annibale de Gasparis abbiamo ricercato la corrispondenza da lui intessuta con gli astronomi, gli scienziati, i politici e gli uomini di cultura della sua epoca, sparsa in molti archivi italiani ed europei. Questa ricerca che ci ha messo inaspettatamente di fronte a una grande mole di documenti: circa 450 lettere con oltre 120 corrispondenti, tra essi Herschel, Le Verrier, Arago, Secchi e Sella. Il loro studio ci consente di definire un quadro sufficientemente chiaro delle relazioni e degli interessi scientifici di Annibale de Gasparis; ci fornisce utili tracce per comprendere la sua personalità e la sua passione per l’astronomia, tanto da far affermare in Senato a Francesco de Sanctis che “pareva sentisse nelle sue orecchie quella musica delle stelle di cui parlò Pitagora”. Questi documenti permettono, inoltre, di ricostruire l’atmosfera degli anni in cui “il cielo di Napoli per opera sua, direbbesi quasi il giardino prediletto delle asteroidi”, come scrisse nel 1851 l'astronomo modenese Giuseppe Bianchi. Da straordinario misuratore del cielo, Annibale de Gasparis svolse un importante ruolo negli sviluppi matematici legati alla meccanica celeste, come testimoniato dalla lettera di Hermite.
        Infine, la sua notorietà scientifica travalicò i confini dell'astronomia e lo portò, con il suo “terribile telescopio”, alla ribalta di giornali popolari e umoristici dell'epoca, nonché lo rese protagonista di versi e componimenti di poeti e letterati del suo tempo, che resero popolare il valore scientifico delle sue scoperte.

        Speakers: Dr Mauro Gargano (INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte), Dr Paolo Palma (Unione Astrofili Napoletani)
      • 6
        La complicata storia della scoperta di Cerere

        La scoperta di Cerere, primo asteroide (oggi pianeta nano), avvenuta a Palermo nel 1801 da parte di Giuseppe Piazzi, presenta degli aspetti e dei risvolti singolari, che saranno brevemente illustrati e commentati.

        Speaker: Dr Ileana Chinnici (INAF - Osservatorio Astronomico di Palermo)
      • 7
        La missione NASA Dawn alla scoperta di Vesta e Cerere

        La missione DAWN è stata selezionata dalla NASA nel 2001 nell’ambito del Programma Discovery per l’osservazione degli asteroidi Vesta e Cerere, con l’obiettivo scientifico principale di studiare le condizioni che regnavano durante le fasi iniziali dell’evoluzione del Sistema Solare. La sonda ha tre strumenti a bordo: la Framing Camera (FC), lo spettrometro raggi gamma e neutri (GRaND) e lo spettrometro ad immagine (VIR). Questo ultimo è il contributo italiano alla missione. La missione Dawn è stata lanciata nel settembre 2007 ed ha raggiunto il suo primo obiettivo, Vesta, nella primavera/estate del 2011, ed il secondo, Cerere, all’inizio del 2015. La missione è terminata alla fine del 2018. Verranno descritte le principali scoperte e di come queste abbiano contribuito ad una più ampia visione della formazione del sistema solare e dei processi primordiali.

        Speaker: Dr Maria Cristina De Sanctis (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
    • 3:45 PM
      Pausa Caffè
    • Asteroidi

      Presiede Maria Teresa Capria

      Convener: Dr Maria Teresa Capria (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 8
        Rosetta incontra Steins e Lutetia

        Gli asteroidi sono considerati uno dei migliori laboratori dove poter studiare la formazione ed evoluzione del nostro Sistema Solare, e in ultima analisi, del perché l'acqua e la vita sono presenti sulla Terra. Infatti, questi oggetti non sono stati significativamente alterati da processi termici rispetto al loro stato iniziale nella nebula solare, e quindi possono tenere traccia di quei processi evoluzionistici che hanno portato all'odierno Sistema Solare. La nostra conoscenza degli asteroidi si basa principalmente su osservazioni da Terra, ma le misure effettuate da missioni spaziali rappresentano un importante contributo per avere dati ad "alta" risoluzione. Una decina di anni fa, la camera OSIRIS (Optical Spectroscopic and Infrared Remote Sensing Imaging System) a bordo della missione ESA Rosetta ha acquisito le immagine di 2867 Steins e 21 Lutetia. In questa presentazione, verrà mostrato lo studio di una delle strutture più caratteristiche osservate in entrambi i due corpi: i crateri da impatto, che rappresentano un importante strumento per studiare le età e la struttura interna dei due asteroidi. I metodi di analisi adottati sono: (i) modelli di cronologia basati sul conteggio di crateri; (ii) numerical modelling con il codice iSALE.

        Speaker: Dr Elena Martellato (Università degli Studi di Napoli Parthenope)
      • 9
        Evoluzione termofisica dei corpi minori del Sistema Solare

        In questo lavoro si discuteranno le principali fasi evolutive dei corpi minori del Sistema Solare, soffermandosi in particolare sugli asteroidi della Fascia Principale, quali Cerere e Vesta. Vedremo qual è l'importanza di studiare i corpi minori e quali sono le tecniche numeriche utilizzate per dare un supporto teorico alle evidenze sperimentali. Vesta e Cerere rappresentano due importanti casi studio: il prima è un asteroide prevalentemente roccioso, differenziato ("una piccola Terra"); il secondo è l'asteroide più grande della Fascia Principale, con una grossa componente di ghiaccio d'acqua (sia in superficie che in profondità) e che risulta "parzialmente differenziato”. Descriveremo, quindi, quali sono le sorgenti di energia di cui dispongono gli asteroidi e perché quindi alcuni riescono a diventare "piccole Terre" ed altri no. Verrà, altresì, affrontato anche il meccanismo della dinamo nei nuclei di questi corpi e la conseguente formazione di un campo magnetico, analizzando il caso di Psyche, asteroide della Fascia Principale, scoperto da De Gasparis nel 1852.

        Speaker: Dr Michelangelo Formisano (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 10
        Le ricerche astronomiche di Vincenzo Cerulli a Teramo: la scoperta dell'asteroide "Interamnia"

        Si presenteranno le attività svolte da Vincenzo Cerulli presso l'Osservatorio Astronomico di Teramo. In particolare si presenteranno i suoi studi su asteroidi e comete, con la scoperta di Interamnia.

        Speaker: Dr Gaetano Valentini (INAF - Osservatorio Astronomico d'Abruzzo)
      • 11
        Caratterizzazione fotometrica e periodo di rotazione di (6478) Gaulti
        Speaker: Dr Albino Carbognani (INAF - Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio)
    • 8:30 PM
      Cena Conviviale Napoli

      Napoli

      TBD
  • Friday, November 8
    • Comete

      Presiede: Alessandra Rotundi

      Convener: Prof. Alessandra Rotundi (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)
      • 12
        DISC (Dust Impact Sensor and Counter) il misuratore di polvere per Comet Interceptor la nuova missione ESA verso una cometa

        La missione Comet Interceptor è stata selezionata dall'ESA a giugno 2019 come prima missione di classe F. Con un insieme compatto e agile di veicoli spaziali, potrà rivelarci molto su una cometa che entrerà per la prima volta nel Sistema Solare. Comet Interceptor incontrerà una cometa interstellare, che sarà selezionata in base alla sua traiettoria di attraversamento del Sistema Solare. L'obiettivo scientifico primario della missione è quello di caratterizzare, per la prima volta, una cometa proveniente dal mezzo interstellare o dinamicamente nuova, studiandone la composizione superficiale, la forma, la struttura e la composizione della chioma di gas. La sonda effettuerà una misurazione "istantanea" e multi-punto della regione di interazione vento solare-cometa, a complemento delle singole osservazioni fatte dalle precedenti missioni verso altre comete. Tra gli strumenti proposti il Dust, Field and Plasma (DFP) caratterizzerà la polvere della chioma cometaria, i gas ionizzati, gli atomi energetici neutri e il campo magnetico. Il Dust Impact Sensor e Counter (DISC), uno dei sensori costituenti lo strumento DFP e parte del contributo italiano (ASI-INAF-IAPS) alla missione, è dedicato alla misurazione della polvere nella chioma.

        Speaker: Dr Vincenzo Della Corte (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 13
        Studio di comete dinamicamente nuove in vista della missione ESA Comet interceptor

        Le comete dinamicamente nuove (DNC), originarie con buona probabilità dalla nube di Oort, sono oggetti che entrano nel sistema solare per la prima volta e per questo motivo presentano una composizione primitiva. L’interesse legato a queste comete è duplice: da una parte possono fornire informazioni sulla loro origine ed evoluzione e in secondo luogo sono utili per creare un quadro più ampio delle nostre conoscenze sulle comete, in relazione con le classi più note dal punto di vista dinamico.
        Comet Interceptor è una missione dell’Agenzia Spaziale Europea, selezionata all’interno del programma di Cosmic Vision, che verrà lanciata nel 2028 assieme alla missione ESA Ariel. Il suo obiettivo principale è lo studio di una o più comete dinamicamente nuove. Nella prima fase, Comet Interceptor, posizionata nel punto lagrangiano L2, attenderà l’identificazione di una DNC, scoperta grazie ai telescopi a terra, e solo successivamente verrà messa su una traiettoria opportunamente scelta per intercettare il nuovo target nel suo passaggio verso il sistema solare interno. Avvicinandosi alla cometa, la sonda principale rilascerà piccoli probes per studiare in modo approfondito il target.
        Per il modo in cui è concepita e per gli obiettivi scientifici, non è possibile selezionare in anticipo il target di Comet Interceptor, ma le osservazioni da terra saranno fondamentali per identificare possibili DNC, una volta che la missione arriverà nel punto lagrangiano. Nel prossimo decennio, le osservazioni da terra avranno il compito fondamentale di scoprire e studiare possibili DNC e proseguire lo studio di comete di altre classi dinamiche, utili per il confronto. Sarà anche importante infittire la rete di coordinamento tra le diverse facilities a terra per poter fare osservazioni dei nuovi targets in modo rapido e con successo.
        In questo contributo, descriveremo la statistica di DNC note ad oggi, e le possibili osservazioni con i telescopi europei.

        Speaker: Dr Alessandra Migliorini (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 14
        Wide, Fast & Deep: come LSST rivoluzionerà la nostra conoscenza del Sistema Solare

        Negli ultimi anni, l'avvento di survey fotometriche a grande campo sia da Terra (ad es. PTF, PANSTARRS) che da spazio (ad es. NEOWISE, Gaia), ha permesso  di identificare un numero sempre maggiore di small bodies nel Sistema Solare. In particolare, la combinazione di ampi campi di vista e rapide, profonde esposizioni nelle bande ottiche, si è rivelata particolarmente efficiente non solo per l’individuazione di NEO, asteroidi e comete ma anche per la scoperta di oggetti esotici, come asteroidi attivi o comete interstellari.
        In futuro, questa strategia verrà spinta ai limiti della tecnologia attualmente disponibile, grazie al Large Synoptic Survey Telescope (LSST), che, operando per 10 anni a partire dal 2022, produrrà il catalogo di oggetti del Sistema Solare più completo mai ottenuto.
        In questo intervento, fornirò una breve panoramica su LSST, concentrandomi in particolare su quale sarà il suo contributo per la nostra conoscenza del Sistema Solare (incluso la possibile identificazione del target per la missione spaziale ESA Comet Interceptor), e sul ruolo Italiano all'interno del progetto.

        Speaker: Dr Laura Inno (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)
    • 11:00 AM
      Pausa caffè
    • Comete

      Presiede: Alessandra Rotundi

      Convener: Prof. Alessandra Rotundi (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)
      • 15
        Firenze, "le quartier général des comètes"

        Nel XIX secolo 13 comete furono scoperte, e numerose altre osservate, dalla città di Firenze. Fra queste, la grande cometa Donati (C/1859 L1).
        In questo contributo ripercorrerò la storia di queste osservazioni, degli astronomi che ne furono protagonisti (Jean-Louis Pons, Giovan Battista Donati, Wilhelm Tempel) e degli osservatori da cui vennero effettuate (la vecchia Specola in città ed il nuovo Osservatorio di Arcetri), evidenziando il passaggio (effimero) dai classici studi di meccanica celeste alla nascente astrofisica.

        Speaker: Dr Simone Bianchi (INAF - Osservatorio Astrofisico di Arcetri)
      • 16
        Analoghi di polvere cometaria esposti alla radiazione UV solare sulla Stazione Spaziale Internazionale

        Esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che dopo il bombardamento ionico (keV-MeV) di miscele di ghiaccio costituite da molecole semplici contenenti C, N e O (ad es. H_2O, CO, CH_3OH, CH_4, NH_3, N_2) si sono formate sia specie volatili sia materiale refrattario organico. Questo materiale organico contiene diversi gruppi chimici, inclusi tripli legami CN, ritenuti interessanti per l'astrobiologia. È ampiamente riconosciuto che materiali organici simili a quelli prodotti in laboratorio potrebbero essere presenti su alcuni oggetti astrofisici come le comete. Una volta espulsi dalle comete, questi materiali sono esposti alle radiazioni solari durante il loro viaggio interplanetario. Nel giovane Sistema Solare, alcuni di questi materiali trasformati potrebbero aver raggiunto la Terra primordiale e contribuito alla sua evoluzione chimica e prebiotica.
        Qui descriviamo i risultati ottenuti su una serie di campioni organici che sono stati esposti ai fotoni UV solari non schermati per 16 mesi nell'ambito dell'esperimento '' Photochemistry on the Space Station (PSS) '' della missione EXPOSE-R2 condotta su la struttura EXPOSE-R situata al di fuori della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). I campioni organici sono stati preparati nel nostro laboratorio di Catania da irradiazione a 200 keV He+ di miscele di ghiaccio di N_2:CH_4:CO depositate a 17 K, su substrati di MgF_2 trasparenti all’UV. L'analisi dei campioni esposti ha dimostrato che il materiale organico contenente il triplo legame CN può sopravvivere in particelle di polvere interplanetaria di dimensioni superiori a 20-30 micrometri per un tempo superiore a 10^4 anni.

        Speaker: Dr Maria Elisabetta Palumbo (INAF - Osservatorio Astrofisico di Catania)
      • 17
        Emissione di polveri dalla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e loro relazione con la composizione e geomorfologia superficiali

        Il lavoro caratterizza l’attività cometaria, in termini di emissione di polveri, della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, attraverso le misure di velocità e quantità di moto delle polveri rivelate da GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), strumento a bordo della sonda ESA/Rosetta.
        In particolare, il lavoro sviluppa una metodologia per la ricostruzione del moto delle polveri fino alla superficie del nucleo cometario, permettendo di identificare la regione geomorfologica da cui proviene ogni singola particella di polvere rivelata da GIADA. Tale metodologia assume un moto radiale, con velocità iniziale nulla, accelerazione costante fino ad un’altezza di 11 km dal nucleo, e velocità costante sopra quella quota.
        Per la prima parte della missione, che precede il perielio della cometa, si trova una correlazione tra le distribuzioni spaziali sul nucleo delle polveri porose e delle polveri compatte, rispettivamente, anche se questa correlazione poi sparisce nella chioma, a causa della diversa velocità dei due tipi di polvere. L’analisi delle osservazioni del nucleo cometario da parte dello spettrometro ad immagine VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) evidenzia che le regioni che emettono più polvere sono anche quelle più ricche in ghiaccio d’acqua, portando alla conclusione che l’espulsione di polveri espone il ghiaccio della sottosuperficie. Tali regioni sono anche quelle più illuminate nel periodo di osservazione considerato, indicando che l’attività cometaria è guidata principalmente, se non esclusivamente, dall’illuminazione solare.
        L’estensione della procedura di ricostruzione del moto delle polveri a tutto il dataset di GIADA ed il confronto con simulazioni termiche porta alle seguenti conclusioni: 1) Le polveri porose sono presenti maggiormente nei terreni più rugosi, in quanto più primitive; 2) La correlazione tra le distribuzioni spaziali delle polveri porose e compatte si mantiene fino ad un’altezza di circa 10 km; 3) La presenza di polveri porose o compatte sulla superficie è indipendente dalle proprietà termiche della stessa.
        Il passo successivo consisterà in una caratterizzazione ulteriore dell’attività cometaria, studiando come l’attività cometaria (sia polverosa che gassosa) è influenzata dalla morfologia e dalla composizione delle polveri. Ciò sarà possibile grazie ad un’analisi combinata dei dati acquisiti dai diversi strumenti a bordo della sonda Rosetta.

        Speaker: Dr Andrea Longobardo (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 18
        Le comete sono fatte di sassolini

        Uno dei modelli più convincenti dei dischi protoplanetari spiega la formazione velocissima (pochi milioni di anni) dei pianeti tramite instabilità gravitazionali innescate dalle differenze fra il moto del gas e delle polveri. Secondo questa teoria, tutti i corpi del nostro (e non solo) sistema planetario sono nati da ciottoli centimetrici. Ripercorrerò cosa si intenda con il termine "ciottoli", ossia come si pensa siano strutturati, quali esperimenti di laboratorio e osservazioni radio sorreggano la teoria, e come le osservazioni di Rosetta alla cometa 67P abbiano dato una spinta fondamentale al modello.

        Speaker: Dr Marco Fulle (INAF - Osservatorio Astronomico di Trieste)
    • 1:30 PM
      Pranzo
    • Altri corpi

      Presiede: Francesca Esposito

      Convener: Dr Francesca Esposito (INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte)
      • 19
        Schiaparelli: «la magnifique solution du problème des étoiles filantes» e «la scoperta del nuovo pianeta Esperia»

        Nonostante sia noto per gli studi su Marte, Giovanni Schiaparelli (1835-1910) occupa un posto di primo piano anche nello studio degli oggetti minori del Sistema solare, e non solo perché, sull’onda di un filone di ricerca molto attivo nel XIX secolo, scoprì il nuovo asteroide “Esperia”.
        Il suo nome, infatti, è soprattutto legato alla definitiva dimostrazione della natura e dell’origine delle stelle cadenti.
        Nell’agosto 1866, osservando le “lacrime di San Lorenzo”, ovvero lo sciame delle Perseidi, e ricostruendone l’orbita, Schiaparelli arrivò a dimostrare la coincidenza tra l’orbita degli oggetti che avevano provocato lo sciame e quella della cometa Swift-Tuttle del 1862.
        Pochi mesi dopo, nel novembre 1866, ritrovò la medesima relazione tra lo sciame delle Leonidi e la cometa all’epoca visibile Temple-Tuttle.

        Speaker: Prof. Fabrizio Bònoli (Alma Mater - Università di Bologna)
      • 20
        Near-Earth Objects: osservazione, predizione, protezione

        Lo studio delle caratteristiche fisiche e dinamiche della popolazione dei NEO (Near-Earth Objects) è in pieno sviluppo. Grazie alle survey telescopiche a grande campo oggi si scoprono poco più di 2000 oggetti ogni anno – il doppio di quelli catalogati durante tutto il secolo successivo alla scoperta di Eros, nel 1898. Parallelamente, i programmi ESA e EU dedicati alla protezione del pianeta dai rischi provenienti dallo spazio (SSA – Space Situational Awareness) permettono un monitoraggio sistematico dei NEO e lo studio di opportune strategie di mitigazione. Le missioni spaziali attualmente in volo (Hayabusa 2 e OSIRIS-REx) e quelle previste in un prossimo futuro (DART, HERA) arricchiscono il problema di una dimensione spaziale. In questo contesto, la comunità scientifica italiana ha un ruolo di primo piano e l’Agenzia Spaziale Italiana ne sostiene l’azione grazie alla partecipazione allo sviluppo di elementi chiave quali il NEO Coordination Centre all’ESRIN di Frascati, il telescopio “FlyEye”, di prossima installazione sul Monte Mufara, in Sicilia, la missione LiciaCUBE. Lo stato delle attività e gli sviluppi futuri vengono analizzati nella prospettiva della creazione di uno Small Body Data Center ospitato dall’ASI.

        Speaker: Dr Ettore Perozzi (Agenzia Spaziale Italiana)
      • 21
        Caratterizzazione X-CT della morfologia e della porosità delle micrometeoriti giganti dell'Antartide

        Gli MM giganti (400-2000 µm) sono estremamente rari e preziosi, però essendo più rappresentativi della petrografia dei corpi dei loro genitori. Questi campioni sono una grande opportunità per studiare l'eterogeneità compositiva dei corpi primitivi, che è il risultato di una complessa serie di processi pre e post-accrescimento. In effetti, la morfologia 3D dei campioni può essere modificata da diversi processi, tra cui un'intensa alterazione acquosa che porta alla formazione di condrule pseudomorfe, shock che inducono un orientamento privilegiato delle strutture o una peculiare dinamica di ingresso in atmosfera.
In questo studio, abbiamo analizzati 23 MM giganti, raccolti nella collezione delle  montagne transantartiche. Queste misurazioni sono state eseguite sulla linea PSICHE del sincrotrone SOLEIL, usando un raggio monocromatico a 25keV, ottenendo una risoluzione di 0,66 µm. Abbiamo ricostruito la distribuzione 3D del coefficiente di attenuazione lineare per studiare la distribuzione dei diversi componenti.
        Esaminando la porosità, abbiamo prima caratterizzato il processo subito dai MMs durante il loro ingresso in atmosfera, deducendone che la porosità dei campioni non fusi varia tra lo 0-25%, mentre per gli MM “scoriaceous” varia tra il 10-40%. Abbiamo anche visto la variazione della porosità all'interno di singoli MM, trovando la cronologia dei voli di entrata del nostro campione. Abbiamo confermato la presenza di MM con un profilo di entrata in rotazione. Questi MMs rappresentano “dust immature”, tra i flussi di MM che sono in grado di sopravvivere all'ingresso senza una fusione significativa. Per la prima volta, abbiamo usato X-CT per risolvere il gradiente termico di un campione che ha subito un ingresso stabile in atmosfera.
        In un secondo momento, ci siamo concentrati sui processi secondari a cui sono sottoposti i corpi progenitori. Abbiamo eseguito un’analisi statistica 3D dello spazio dei pori nei micrometeoriti non fusi, suggerendo che i tessuti degli shock sono assenti o debolmente sviluppati tra i nostri campioni. Abbiamo caratterizzato anche il grado di alterazione acquosa del flusso degli MM grazie allo studio delle condrule all'interno dei nostri campioni.
        Criticamente, X-CT ha consentito la classificazione strutturale non distruttiva degli MM e l'identificazione di sottoregioni d'interesse. Pertanto, nel contesto delle imminenti missioni di rientro dei campioni (Hayabusa 2, OSIRIS-Rex), X-CT sarà una tecnica analitica non distruttiva eccellente per lo studio di campioni rari: l'estrazione di informazioni sui processi subiti da ciascun grano e la rilevazione delle regioni di interesse possono essere fatte prima di eseguire analisi più distruttive.

        Speaker: Dr Zelia Dionnet (Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)
    • 4:00 PM
      Pausa caffè
    • Altri corpi

      Presiede: Francesca Esposito

      Convener: Dr Francesca Esposito (INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte)
      • 22
        Caos rapido nella regione dei pianeti esterni

        Gli incontri ravvicinati con i pianeti giganti hanno un ruolo importante nell'evoluzione orbitale di comete ed asteroidi che possono incontrare uno o più pianeti. In generale, questo argomento viene studiato numericamente; d'altro canto, si possono dedurre alcuni risultati interessanti usando una teoria analitica degli incontri ravvicinati, nell'ambito di una versione del problema che utilizza un caso semplificato del problema ristretto dei tre corpi. In questa presentazione tratteremo alcuni aspetti legati alle grandi perturbazioni orbitali subite da comete ed asteroidi nella regione dei pianeti esterni.

        Speaker: Dr Giovanni Valsecchi (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 23
        Da Tolomeo alla campagna internazionale per l’osservazione di Eros: la lunga strada verso la misura della parallasse solare

        Le distanze tra Terra, Luna e Sole sono sempre state fin dall’antichità le misure di riferimento da cui partire per cercare di calcolare la reale dimensione del Cosmo. Con la rivoluzione astronomica e l’affermazione del sistema eliocentrico, la distanza Terra-Sole in particolare, è diventata l’unità di misura di base con cui determinare tutte le altre distanze astronomiche. Con questa presentazione si vuole dare una panoramica delle principali tappe che hanno scandito la corsa alla misura della parallasse, da Tolomeo fino alla grande campagna osservativa che aprì il XX secolo, dedicata all’osservazione dell’asteroide 433 Eros, che permise di determinare con una precisione mai raggiunta in precedenza l’Unità Astronomica.

        Speaker: Dr Valeria Zanini (INAF - Osservatorio Astronomico di Padova)
      • 24
        L'esplorazione delle lune ghiacciate del Sistema Solare: Implicazioni astrobiologiche

        Nel nostro Sistema Solare vi sono 194 satelliti naturali noti in orbita attorno a sei pianeti e quattro pianeti nani. La maggior parte dei satelliti ruota attorno ai giganti gassosi Giove e Saturno e ai giganti ghiacciati Urano e Nettuno. Allontanandosi dal Sole, oltre la fascia degli asteroidi, la composizione chimica delle lune planetarie è dominata dalle fasi solide dell’acqua e di altri composti volatili, che risultano stabili su tempi geologici. Tuttavia, non tutte le lune ghiacciate sono solo mondi morti e butterati da crateri. L’esplorazione ravvicinata condotta nel passato da sonde spaziali automatiche ha rivelato che su alcune lune ghiacciate si è verificata, o addirittura si verifica tuttora, attività geologica. Ci sono lune con un’atmosfera densa e opaca, simile all’atmosfera che la Terra aveva in epoche primordiali. Alcuni satelliti nascondono consistenti strati di acqua liquida sotto la loro superficie, certamente o presumibilmente mescolati ad elementi biogenici, un habitat potenzialmente adatto allo sviluppo di forme elementari di vita.
        In questo intervento forniamo una descrizione dei principali satelliti ghiacciati del Sistema Solare, ponendo l’accento su quelli che hanno un elevato potenziale astrobiologico. Chiariamo quali sono le evidenze diagnostiche di un potenziale habitat e mostriamo quali obiettivi scientifici nei prossimi decenni dovrebbero essere raggiunti mediante un’esplorazione mirata condotta da future missioni spaziali.

        Speaker: Dr Federico Tosi (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
      • 25
        Attività di laboratorio per lo studio delle superfici planetarie

        Lo studio delle proprietà fisico-chimiche e di composizione delle superfici dei pianeti, pianeti nani e corpi minori ha compiuto, nelle ultime due decadi, un grande balzo in avanti grazie alle numerose missioni spaziali (principalmente ESA/NASA/JAXA) che hanno esplorato vari oggetti del Sistema Solare.
        Le missioni di fly-by o con orbiter, lander e rover, hanno prodotto una mole di dati da remote sensing o in-situ che hanno ampliato e in alcuni casi stravolto le nostre conoscenze relative ai pianeti (ad es. Marte), satelliti (Luna, i satelliti ghiacciati di Giove e Saturno), asteroidi e pianeti nani (Vesta, Cerere, Plutone) e comete (67P/C-G). Ai dati dalle missioni spaziali di esplorazione planetaria si sommano dati dalle osservazioni effettuate con telescopi sia da terra che dallo spazio (ad es. HST, VLT). Per poter comprendere e interpretare questi dati, oltre al lavoro teorico di modellistica, è fondamentale lo studio in laboratorio di materiali considerati analoghi planetari, tramite diverse tecniche di analisi, principalmente spettroscopiche e microscopiche. Lo studio degli analoghi (di superfici) in laboratorio, quali minerali, rocce, meteoriti, ghiacci e misture, consente di creare database, ad es. librerie spettrali, che sono cruciali ai fini dell’identificazione delle specie chimiche osservate su altri corpi.
        Analisi di laboratorio di analoghi di superfici tramite tecniche spettroscopiche (ad es. VIS-IR), permettono di confrontare direttamente i dati di remote-sensing con dati ottenuti in laboratorio in condizioni controllate. Esperimenti di laboratorio permettono quindi di determinare composizione mineralogica e parametri fisici dei regolith e suoli planetari quali grain size delle polveri, costanti ottiche (utili per il modelling spettrale tramite teorie della riflettanza quali Hapke), temperatura, inerzia termica. Inoltre esperimenti su analoghi in cui vengono simulate alcune tra le condizioni presenti su altri corpi planetari (ad es. pressione, temperatura, atmosfera, irraggiamento o bombardamento con particelle, miscele) permette di riprodurre dati spettrali più realistici e confrontabili con quelli del corpo osservato.
        In questo contributo si descriveranno sinteticamente i più significativi risultati ottenuti con esperimenti di spettroscopia VIS-IR di laboratorio come supporto alle missioni ExoMars, Dawn, JUICE.

        Speaker: Dr Simone De Angelis (INAF - Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziali)
    • Omaggio a de Gasparis

      Intitolazione della cupola nord a de Gasparis e osservazioni dalle cupole superiori a cura degli astronomi di Capodimonte e dell'Unione Astrofili Napoletani

    • 7:30 PM
      Brindisi di conclusione lavori

      La casa vitivinicola OCONE servirà un calice per brindare a de Gasparis

    • Visita alle strutture museali

      Musa - Museo degli Strumenti Astronomici
      Padiglione del Cerchio Meridiano di Repsold

    • Serata de Gasparis

      L'astronomo che ha portato Napoli nel cielo

      Conversazione scientifica di Francesca Esposito
      OLTRE: Viaggio verso Marte alla ricerca di vita

      • 26
        OLTRE : Viaggio verso Marte alla ricerca di vita

        Conversazione scientifica aperta al pubblico

        Speaker: Dr Francesca Esposito (INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte)
    • Osservazioni astronomiche

      Osservazione del cielo di napoli con gli astronomi di Capodimonte in collaborazione con Unione Astrofili Napoletani