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Le indagini multidisciplinari volte a interrelazionare archeologia, fonti letterarie e scienza antica hanno evidenziato, attraverso lo studio di casi campione, una stretta relazione tra l’atto del dedurre/fondare e la misurazione del corso del Sole. Tale misurazione era essenziale per determinare il corretto orientamento della città, in funzione di una molteplicità di ragioni: corretta insolazione, salubrità, comfort abitativo, esigenze inaugurali o propagandistiche.
Esempi emblematici sono Augusta Pretoria, Augusta Taurinorum (età romana imperiale) e Kaunia/Marzabotto (età etrusca), dove si osserva un’attenzione particolare agli effetti provocati da ostacoli all’orizzonte capaci di ritardare il sorgere o anticipare il calare del Sole.
L’argomento, ampiamente trattato dai gromatici — in particolare Igino e Sesto Giulio Frontino — trova riscontro pratico nella progettazione urbana della città antica. Anche Vitruvio, nel Libro IX del De Architectura, dedica ampio spazio alla costruzione e al funzionamento degli orologi solari e degli gnomoni, dimostrando l’importanza di questo strumento nella pratica degli architetti dell’età greco-romana.
In particolare, il presente contributo si propone di sottolineare le relazioni teoretiche tra progettazione urbana e ars gnomonica, relazionando le fonti antiche e la ricostruzione del cielo antico con le evidenze archeologiche di Augusta Taurinorum.