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Description
Benché le imprese di colonizzazione dello spazio durante gli anni ’50 e ’60 siano state spesso presentate e percepite come una sfida storica del tutto nuova, esse avevano in realtà radici geopolitiche profonde.
Come si tenterà di mostrare, la visione americana circa il senso e il valore dello spazio esterno è legata alla storia dell’epoca moderna: ai paradigmi spaziali della geostrategia navale, alla forma assunta dal potere globale della talassocrazia inglese, al modo in cui gli Stati Uniti si sono fatti interpreti e legittimi eredi di questa lunga storia. L’intervento si propone pertanto di mostrare l’influenza dell’età del mare sulle politiche spaziali americane.
La premessa di tale discorso è che l’incontrastato primato spaziale e strategico del mare non si è affatto concluso, come è stato spesso scritto, con l’ascesa dell’aviazione. Esso risorge in forma nuova quando la competizione per il dominio dello spazio globale si sposta in un’altra dimensione, quella dello spazio extraterrestre.
Ricostruire l’eredità giuridica e geo-strategica del mare rispetto alle imprese spaziali degli anni ’50 e ’60 è dunque essenziale per comprendere sia i paradigmi dentro i quali hanno preso forma le politiche spaziali americane, sia le origini giuridiche dell’outerspace.
In questa luce, l’intervento mostrerà innazitutto l’influenza che le tesi dell’ammiraglio Mahan (il primo grande teorico americano dello Seepower) hanno avuto su alcune figure chiave della storia dell’esplorazione spaziale americana, come l’ingegnere Dandrige MacFarlan Cole e il Presidente Lyndon B. Johnson. Inoltre si discuteranno alcuni aspetti giuridici che collegano – in modo spesso problematico e irrisolto – lo spazio marittimo a quello extraterrestre.