10–14 Nov 2025
CNR, Area Territoriale della Ricerca di Palermo
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Organizzato dall'INAF IASF di Palermo e dal gruppo di ricerca AsCultA

Giacomo Leopardi: il cielo come strumento di

13 Nov 2025, 09:00
40m
Chair: Alberto Cappi

Chair: Alberto Cappi

Astronomia, Lingue e Letteratura Astronomia, Lingue e Letteratura

Speaker

Stefano Sandrelli (Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF))

Description

Giacomo Leopardi, oltre a essere uno dei più grandi poeti italiani, è anche uno dei più penalizzati da luoghi comuni pervicaci e duri a morire: il pessimismo, la gobba, l’infelicità, l’astronomia.

Uscendo però dallo stereotipo e dalle formule semplici, anche solo riguardo all’aspetto astronomico, si possono distinguere almeno cinque diversi volti del discorso cosmico di Leopardi, ovvero del suo rapporto specifico con le “cose celesti”:
1. il cielo come strumento per la demolizione delle credenze e degli errori dei popoli antichi, che pone le basi di tutto quel che segue;
2. il cielo come atlante mitologico letterario, che resta saldissimo nel corso degli anni;
3. il cielo reinterpretato dalla scienza, a cui Leopardi è sempre molto attento, dalla Storia dell’astronomia del 1813 fin alla composizione de La ginestra, nel 1836;
4. il cielo come strumento letterario, nel quale l’aspetto metaforico, ovvero il significato che certi concetti assumono all’interno della sua poetica, varia nel corso degli anni;
5. l’astronomia come exemplum del rapporto del genere umano con il vero.

In questo intervento proveremo dunque a snodare la questione del rapporto cielo-Leopardi, andando oltre la celebre definizione di Italo Calvino “Leopardi, gran poeta lunare”, alla quale molti critici non hanno dato - a mio parere - la corretta profondità.
Cercheremo di mettere in evidenza anche alcuni aspetti meno noti, che possono aiutarci a rivedere la rappresentazione di Giacomo, dandogli una maggiore tridimensionalità, mostrando la coesistenza di punti di vista diversi, sottolineando come grazie alla scienza "i nodi di stelle" de La ginestra sostituiscano la siepe dell'Infinito e, infine, evidenziando che la persistenza nel tempo del suo interesse verso le “cose del cielo” sia un aspetto necessario nel corso della inevitabile evoluzione del suo pensiero e della progressiva evoluzione della sua visione della Natura e dell'umano destino.
Il tutto con quella dose di ironia e sorriso che caratterizza le opere del poeta recanatese e che, volutamente e in modo sistematico, è stata ignorata per tutto l'800 e parte del '900.

Author

Stefano Sandrelli (Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF))

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