Description
Nel 1948, Fred Hoyle propose come teoria alternativa al big bang una soluzione radicale che voleva evitare l’origine singolare dell’universo: l’origine stessa doveva essere la conseguenza di una legge naturale. L’origine della materia era da pensarsi nei termini dell’esistenza di un campo fisico-cosmico di creazione, C-field, a energia e pressione negative. Si dovevano modificare le equazioni di campo della relatività generale introducendo un nuovo termine in cui figurasse il campo di creazione: questo permetteva di soddisfare il cosiddetto “principio cosmologico perfetto”, che postulava l’omogeneità e l’isotropia dell’universo non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Si trattava sostanzialmente di garantire non solo l’eternità dell’universo, ma anche la sua identità strutturale, come densità costante delle galassie nel tempo: per quanto temporale e in espansione, l’universo non era realmente evolutivo. Mantenere costante nel tempo la densità delle galassie implicava una creazione continua di altra materia a un tasso temporale opportuno che compensasse il reciproco allontanamento delle galassie per l’espansione dell’universo. L’autonomia della Natura passava attraverso una “creazione continua”, anche se non nel senso storico di Leibniz, ma senza una violazione esplicita del principio di conservazione dell’energia.
Chiaramente, questa teoria di Hoyle va considerata come non legata a motivi sperimentali cogenti, ma piuttosto una costruzione epistemologica avversa a una certa teologia della creazione nella singolarità temporale di un inizio, e all’opposto come una cosmologia in cui la legge di auto-creazione dell’universo costituisce la teoria fisico-cosmologica come una teoria razionale matematica completa, del tutto autonoma da qualsiasi rimando a una teologia esterna o alla fede.
Ambito di riferimento della ricerca | Astronomia ed Epistemologia |
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