Description
L’uomo è già immerso nella natura, così come lo è nella volta celeste. Sì, certo. Ma gli astri sono talmente lontani da sfuggire ai suoi sensi, quando non amplificati da strumenti. Le rappresentazioni immersive, per contro, riducono le stelle, i pianeti, i satelliti e i loro moti ad una scala che sia alla portata dei sensi umani, mantenendo nel contempo la sensazione dell’essere immersi. È una immersione che passa dunque per una fase di miniaturizzazione e che usa la pratica immersiva come strumento conoscitivo, prima ancora che comunicativo.
L'intervento vuole ripercorrere le rappresentazioni immersive della volta celeste e dei moti planetari, partendo dalla prima età moderna per arrivare al 1900. Tra gli esempi considerati: il globo gigante di Gottorp (metà del Seicento, Danimarca), in cui lo spettatore entrava fisicamente, ritrovandosi avvolto dalla riproduzione della volta celeste, con la luce che filtrava dall'esterno in corrispondenza delle stelle; un testo inglese del Settecento (John Rayland, An easy introduction to mechanics, geometry, ... astronomy, London: Dilly, 1768) in cui si proponeva di insegnare l'astronomia facendo impersonare agli studenti i pianeti e i loro moti; i vertical transparent orreries della Londra Vittoriana, proiettati a teatro davanti a platee affascinate, e, infine, il globo celeste gigante della'Exposition Universelle della Parigi del 1900, alla cui progettazione partecipò anche Camille Flammarion. Si proverà a ragionare su come queste modalità siano in dialogo con le rappresentazioni coeve non immersive, e dunque i classici globi celesti (ma anche i pocket globes), i planetari meccanici, o i dispositivi portatili usati nelle itinerant lectures. Il contributo apre infine a una riflessione su cosa significhi, in termini conoscitivi e comunicativi, passare da oggetti manipolabili, nonché trasportabili, a oggetti fruibili solo tramite immersione (previa miniaturizzazione).
Affiliazione del relatore
Università degli Studi di Milano
Breve profilo professionale
Le mie ricerche vertono sulla storia della scienza e della divulgazione scientifica, con particolare riferimento al XVIII e XIX secolo. Sono interessata a investigare come il momento della comunicazione (da esperto a esperto e da esperto a “profani”) si intrecci incessantemente con il processo di costituzione del sapere stesso. Tengo molto all’utilizzo di fonti di fonti insolite e perlopiù ignorate finora dalla storiografia della scienza, quali, per esempio, i giochi di carte e da tavolo.
Indirizzo e-mail | ilaria.ampollini@unimi.it |
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Ambito di riferimento della ricerca | Astronomia e Storia |
Conference Proceedings | Sì |
Poster Flash Talk | No |