Description
Johannes Kepler fu concepito il 16 maggio 1571 alle 4:37 del mattino, e nacque il successivo 27 dicembre, alle 2:30 del pomeriggio. L'esistenza di date e orari così precisi - che lo stesso Kepler calcolò quando aveva 25 anni - ci ricorda che viveva in un'epoca in cui astronomia e astrologia erano usate come sinonimi. Come molti altri astronomi e studiosi del suo tempo, da Tycho a Galileo, Kepler era affascinato dall'astrologia e credeva in una potente concordanza tra il cosmo e l'individuo. Ma rifiutava anche molti dei dettagli tradizionali dell'astrologia, ed è stato tra i primi a richiamare l'attenzione sulle importanti differenze tra le due discipline. Lo ha fatto in un testo poco conosciuto, la Prefazione all'ultima delle sue opere maggiori, le Tabulae Rudolphinae (1627), un denso volume in-folio, per metà riempito di tabelle numeriche e per metà di spiegazioni in latino. Le tavole permettevano all'utente di calcolare con una precisione senza precedenti le posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti per qualsiasi data, nel passato o nel futuro. Per Kepler, quei valori numerici corroboravano la correttezza delle sue leggi del moto dei pianeti, pubblicate per la prima volta nel 1609 e nel 1619. Come la maggior parte dei suoi scritti di questo tipo, l'introduzione alle Tabulae Rudolphinae presenta una miscela unica di elementi polemici e autobiografici, che vale la pena di leggere in dettaglio, poiché ci offre, da un lato, informazioni utilissime sulla genesi e sulla scrittura dell'opera; dall'altro, ci consente uno sguardo privilegiato nella mente di uno dei più grandi astronomi della storia, troppo spesso considerato come l'ultimo rappresentante di una mentalità medioevale ormai al tramonto, di fronte alla nuova mentalità scientifica emergente. E ci invita a porre una disciplina tecnica come l'astronomia in una prospettiva più ampia, che per essere adeguatamente compresa richiede anche la storia e la filosofia.
Nel mio intervento intendo presentare il testo della Prefazione alle Tabulae Rudolphinae, proponendo di leggerlo sulla base di spunti e riferimenti tratti dalla più ampia produzione di Kepler, in particolare dalla sua corrispondenza con gli astronomi del tempo (fra tutti, Michael Maestlin). L'obiettivo è superare una lettura semplicistica della storia dell'astronomia, e di Kepler in particolare, mostrando come, in un periodo cruciale quale la Rivoluzione Scientifica, lo studio del cielo abbia costituito il banco di prova non solo di modelli cosmologici e cosmografici diversi, ma di di visioni del mondo (e del posto occupato dall'uomo al suo internoo) che, per quanto lontane possano sembrare dall'astronomia di oggi, hanno contribuito a fondare la scienza moderna.
Breve profilo professionale
Laureatosi a Milano nel 2003, Stefano Gattei ha conseguito il PhD in Inghilterra nel 2004. Ha insegnato e condotto attività di ricerca in università italiane e straniere (fra queste, Harvard, Columbia University e California Institute of Technology). È autore di studi ed edizioni di testi pubblicati sulle maggiori riviste del settore o da casi editrici internazionali, come Cambridge University Press e Princeton University Press.Dal 2020 insegna Storia della scienza presso l'Università di Trento.
Affiliazione del relatore
Università di Trento
Indirizzo e-mail | stefano.gattei@unitn.it |
---|---|
Ambito di riferimento della ricerca | Archeoastronomia |
Conference Proceedings | Sì |
Poster Flash Talk | Sì |