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Nel 1860 Lorenzo Respighi utilizzò il circolo meridiano di Ertel & Sohn, che era stato fatto acquistare da Ignazio Calandrelli, suo maestro e predecessore nella direzione della Specola di Bologna, per compiere due cicli di osservazioni “inconsuete”. Gli obiettivi che perseguva erano molto diversi e, pertanto, molto diverso fu anche il ruolo che assegnò al circolo meridiano nei dei due assetti strumentali che, tuttavia, condividevano un aspetto comune: la direzione “inusuale” del circolo che invece di puntare al cielo era diretto nel verso opposto e, più precisamente, verso il nadir. Il primo ciclo di osservazioni, condotte tra marzo e ottobre, gli consentì di dimostrare che era possibile misurare con grande accuratezza, la distanza zenitale delle stelle (prossime allo zenit) utilizzando il circolo meridiano come un tubo zenitale a riflessione. Col secondo ciclo di osservazioni, condotte tra ottobre e dicembre dello stesso anno, Respighi dimostrò, invece, che un mezzo rifrangente (nel caso particolare l’acqua) in moto non provoca alcuna deviazione sui raggi luminosi emessi da oggetti lontani, contribuendo in modo significativo al grande dibattito, ancora aperto all’epoca, inerente la natura della luce.