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Il presente intervento mira a ricostruire, a partire da una lettera dell’astronomo ferrarese Giovanni Battista Riccioli al gesuita Luigi Antinori, gli scambi di know-how e di strumenti che si verificarono tra lo spazio intellettuale bolognese e quello fiorentino negli anni della rete medicea, il primo network meteorologico europeo, fondato dal granduca Ferdinando II de’ Medici sul finire del 1654, periodo cruciale dello sperimentalismo in Toscana. Le parole di Riccioli sono infatti illuminanti per comprendere le diverse possibilità di utilizzo di alcuni strumenti fisici quali i termometri, che appaiono in questo case study inter-convertibili per riprove sperimentali di altro tipo, quale quella sull’esistenza o meno di pori sulla superficie del vetro. Si analizzeranno quindi aspetti meno noti della rete venutasi a creare per volere del granduca, con particolare riferimento al dialogo tra strumenti fisici, i termometri, appunto, e concettuali, le tabelle, utilizzate per mettere a sistema e trasmettere i dati raccolti dalle rilevazioni. Si cercherà infine di evidenziare la dimensione transnazionale delle repliche sperimentali e delle influenze intellettuali qui prese in considerazione, che si diffusero fino a Parigi, Londra e all’Olanda, spaziando dalla termologia alle osservazioni del pianeta Saturno, di lì a poco al centro di una delle più celebri dispute in materia di astronomia.