L’affermazione selenografica di Giovan Battista Riccioli, tra nomenclature celesti e cartografie planetarie / The selenographic statement of Giovan Battista Riccioli, between celestial nomenclatures and planetary cartographies

Sep 8, 2020, 11:30 AM
25m

Speaker

Zanini, Valeria (Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF))

Description

La nomenclatura adunque è per se stessa indubitatamente una parte importante della scienza siccome quella che c’impedisce di essere smarriti in una immensità di particolari ed involti in una confusione inestricabile (J. Herschel, 1840)

Sin dall’antichità, le stelle visibili all’occhio umano furono raggruppate in costellazioni; tra esse si muovevano i pianeti, e sia le une sia gli altri ricevettero, per essere contraddistinti, un nome poi consolidatosi attraverso i popoli e i secoli. Ma da quando Galileo Galilei rivolse il suo telescopio al cielo, nell’autunno del 1609, divenne subito chiaro che gli oggetti celesti erano molto più numerosi e complessi di quanto ci si potesse mai aspettare, e che nuovi nomi e nuove mappature si sarebbero ben presto rese necessarie.
Il primo dei corpi celesti che rivelò la sua natura complessa fu la Luna, e alla selenografia si dedicarono moltissimi astronomi del XVII secolo, come Michel Florent van Langren (1600-1675) o Johannes Hevelius (1611-1687), ciascuno dei quali mise a punto una sua propria nomenclatura. Tuttavia quella proposta da Giambattista Riccioli (1598-1671), che aveva associato alle “macchie”, ossia ai crateri, i nomi di celebri astronomi e sapienti dell’antichità o a lui contemporanei, si dimostrò vincente rispetto alle altre, tanto che nel 1932 fu scelta dall’Unione astronomica internazionale come base di partenza della nomenclatura lunare moderna.

Nomenclature, then, is, in itself, undoubtedly an important part of science, as it prevents our being lost in a wilderness of particulars, and involved in inextricable confusion (J. Herschel 1831)

Since ancient times, the stars visible to the naked eye were grouped into constellations. The constellations and the planets, moving among them, received a name to be distinguished. This nomenclature was then consolidated among peoples and over the centuries.
When Galileo Galilei turned his telescope to the sky in the fall of 1609, it became immediately clear that celestial objects were more numerous and complex than could ever have been expected, and that new names and new maps would soon be needed.
The Moon was the first celestial body that revealed its complex nature. Many 17th century astronomers devoted themselves to selenography, such as Michel Florent van Langren (1600-1675) or Johannes Hevelius (1611-1687), who developed their own nomenclature. However, the one proposed by Giambattista Riccioli (1598-1671) in the Almagestum novum proved successful compared to the others. He associated the various lunar spots with the names of famous astronomers and savants of ancient and contemporary times. In 1932 the International Astronomical Union chose Riccioli's hypothesis as the starting point for the modern nomenclature of the Moon.

Bibliografia / References
MAFFEI P., Carte lunari di ieri e di oggi, Firenze, coi Tipi dell’Istituto Geografico militare, 1963.
RICCIOLI G. B., Almagestum novum astronomiam veterem novamque, Bononiae, ex typographia haeredis Victorij Benatij, 1651.
WHITAKER E. A., Mapping and Naming the Moon: A History of Lunar Cartography and Nomenclature Cambridge University Press, 1999.

Primary authors

Zanini, Valeria (Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF)) Dr Gargano, Mauro (Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF))

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